Dichiarazione in solidarietà dei ricercatori Roland Marchal e Fariba Adelkhah

Aggiornamento, 5 giugno 2020

#FREEFARIBA

Comunicato ASAI ad un anno dall’incarcerazione di Fariba Adelkhah

Oggi, 5 giugno 2020, è passato un anno da quando Fariba Adelkhah, ricercatrice del Centre des Recherches Internationales (CERI) di SciencesPo Parigi, è stata arrestata insieme al suo compagno e collega francese Roland Marchal. Da allora, Fariba è detenuta nella prigione di Evin (Teheran). Entrambi sono stati accusati di spionaggio, propaganda contro il regime e altri falsi addebiti. Lo scorso 24 dicembre Fariba e un’altra accademica detenuta nella prigione di Evin, l’australiana Kylie Moore-Gilbert, hanno iniziato uno sciopero della fame per chiedere la loro liberazione e quella degli altri prigionieri scientifici in Iran e in Medio Oriente. Il 23 febbraio, Fariba ha interrotto lo sciopero della fame ed è stata ricoverata nell’ospedale della prigione di Evin a causa di un grave deterioramento del suo stato di salute.

Roland Marchal è stato liberato lo scorso 20 marzo, dopo 9 mesi e mezzo di detenzione.

Il 16 maggio scorso Fariba è stata invece condannata da un tribunale di Teheran a cinque anni di carcere per «cospirazione contro la sicurezza nazionale» dell’Iran e «a un anno per propaganda contro la Repubblica islamica», il massimo della pena cui poteva incorrere. L’avvocato di Fariba ha definito la sua condanna illegale e ha fatto ricorso in appello per contestarla.

Nei giorni precedenti, Fariba aveva fatto sapere, attraverso il suo avvocato, che non avrebbe accettato alcun tipo di liberazione condizionale che non facesse pienamente cadere le accuse che le sono state mosse. La sua presa di posizione dimostra, ancora una volta, che la condanna di Fariba è prima di tutto un attacco alla libertà scientifica.

ASAI aderisce all’appello per la scarcerazione immediata e incondizionata di Fariba Adelkhah e al diritto alla libertà di ricerca accademica e scientifica, che il comitato internazionale di sostegno a Fariba Adelkhah e Roland Marchal ha lanciato in occasione dell’anniversario dell’arresto dei due studiosi, il 5 giugno. L’appello e un video, che raccoglie testimonianze di studiosi, attivisti e cittadini in sostegno a Fariba e alla sua battaglia sul significato della “libertà scientifica” come valore e condizione necessaria del carattere democratico delle nostre società, si trovano al seguente link https://faribaroland.hypotheses.org/8498.

 

Aggiornamento, 08 Aprile 2020

Oltre 300 giorni di detenzione per Fariba Adelkhah

 

Siamo in isolamento da quasi 30 giorni nelle nostre case. Fariba Adelkhah, ricercatrice del Centre des Recherches Internationales (CERI) di SciencesPo Parigi, è in prigione da oltre 300 giorni in Iran. Pubblicando il suo volto sui siti web delle nostre istituzioni accademiche e dei nostri gruppi di ricerca, in Europa e altrove, vogliamo mostrare il sostegno della comunità scientifica e chiedere che venga fatto tutto il possibile per ottenere la sua liberazione.

 

Fariba è in pericolo. Dobbiamo agire con urgenza per sostenerla.

 Il 5 giugno 2019 Fariba Adelkhah è stata arrestata in Iran insieme al suo collega Roland Marchal, anche lui ricercatore presso il Centre des Recherches Internationales (CERI) di SciencesPo Parigi. Entrambi si sono visti addossare numerosi capi d’accusa non solo infondati ma anche privi di ogni credibilità: spionaggio, disinformazione, propaganda contro il regime e altri falsi addebiti. Lo scorso 24 dicembre Fariba e un’altra accademica detenuta nella prigione di Evin (Teheran), l’australiana Kylie Moore-Gilbert, hanno iniziato uno sciopero della fame per chiedere la loro liberazione e quella degli altri prigionieri scientifici in Iran e in Medio Oriente. Il 23 febbraio è stata ricoverata all’ospedale della prigione di Evin a causa di un “grave deterioramento del suo stato di salute”.

Roland Marchal è stato liberato lo scorso 20 marzo, dopo 9 mesi e mezzo di detenzione. Fariba è ancora nel carcere di Evin, benché sia stata sollevata dalle accuse più gravi che erano state mosse contro di lei. Il processo contro di loro, il cui inizio era previsto per il 3 marzo 2020 davanti alla quindicesima camera della Corte rivoluzionaria di Teheran, è stato rinviato sine die.

Fariba, antropologa franco-iraniana, è autrice di articoli e libri che hanno rinnovato profondamente la nostra comprensione della politica in Iran e della società iraniana, che sono stati tradotti in più lingue, tra cui: La Révolution sous le voile. Femmes islamiques d’Iran (Karthala, 1991); Etre moderne en Iran (Karthala, 1998) e Les Mille et une frontières de l’Iran. Quand les voyages forment la nation (Karthala, 2012). Fariba è stata ospite in Italia in più occasioni, la più recente presso l’Università di Torino, nel gennaio 2019, in occasione del Convegno della Società Italiana per gli Studi sul Medio Oriente (SeSaMO).

Per aggiornamenti sulla situazione di Fariba e per firmare la petizione per la sua liberazione: https://faribaroland.hypotheses.org/

Università degli Studi di Torino – Mozione per la liberazione di Fariba Adelkhah

Il 5 giugno 2019 l’antropologa franco-iraniana Fariba Adelkhah, direttrice di ricerca presso il Centre des Recherches Internationales (CERI) di SciencesPo Parigi è stata arrestata in Iran insieme al suo collega Roland Marchal. Entrambi si sono visti addossare numerosi capi d’accusa non solo infondati ma anche privi di ogni credibilità: spionaggio, disinformazione, propaganda contro il regime e altri falsi addebiti. Lo scorso 24 dicembre Fariba Adelkhah e un’altra accademica detenuta nella prigione di Evin (Teheran), l’australiana Kylie Moore-Gilbert, hanno iniziato uno sciopero della fame per chiedere la loro liberazione e quella degli altri prigionieri scientifici in Iran e in Medio Oriente. Il 23 febbraio è stata ricoverata all’ospedale della prigione di Evin a causa di un “grave deterioramento del suo stato di salute”.

L’Università degli Studi di Torino esprime il proprio sollievo davanti alla scarcerazione Roland Marchal, che è tornato in libertà lo scorso 20 marzo, e si unisce alle istituzioni universitarie e di ricerca in Francia e nel mondo nel denunciare la detenzione di Fariba Adelkhah come inaccettabile. Fariba Adelkhah è ancora nel carcere di Evin, benché sia stata sollevata dalle imputazioni più gravi di cui era stata accusata. Il processo contro di lei, il cui inizio era previsto per il 3 marzo 2020 davanti alla quindicesima camera della Corte rivoluzionaria di Teheran, è stato rinviato sine die.

Le circostanze in cui Fariba Adelkhah versa mettono in luce i pericoli che pesano sulla mobilità dei ricercatori e sulla loro libertà scientifica. L’Università degli Studi di Torino esprime la propria preoccupazione per la situazione di Fariba Adelkhah e delle decine di altri ricercatori e accademici stranieri che continuano ad essere illegalmente incarcerati in Iran, in un momento in cui il paese si sforza di contenere un’epidemia sempre più estesa che ha già raggiunto le carceri. Protestiamo con veemenza contro il trattamento crudele a cui Fariba Adelkhak è sottoposta e chiediamo la sua liberazione immediata.

Aggiornamento, 26 Marzo 2020

Dopo 9 mesi di prigionia, Roland Marchal è stato rilasciato il 20 Marzo 2020 ed è tornato a Parigi. Purtroppo Fariba Adelkhah, che era stata arrestata insieme a Marchal nel giugno del 2019, è ancora detenuta presso la prigione di Evin, a nord di Teheran.

Qui il comunicato di SciencesPo.

 


Abbiamo appreso con rammarico la notizia della detenzione in Iran di Roland Marchal, sociologo francese presso il Centre d’études et de recherches internationales (CERI-SciencesPo), specialista del Corno d’Africa. L’arresto, avvenuto in concomitanza con quello di Fariba Adelkhah, antropologa franco-iraniana, risalirebbe al giugno scorso, ma per mesi è stato mantenuto il riserbo su richiesta delle autorità. L’episodio non costituisce purtroppo un caso isolato di violazione della libertà personale e della libertà accademica e di ricerca. SeSaMO (Società per gli studi sul Medio Oriente in Italia) e ASAI (Associazione per gli studi africani in Italia) esprimono solidarietà nei confronti dei colleghi, “prigionieri scientifici”, e sostengono la richiesta del Fonds d’analyse des sociétés politiques (FASOPO), di cui entrambi i ricercatori fanno parte, di sospendere immediatamente tutte le forme di cooperazione con l’Iran da parte delle università e istituzioni scientifiche europee, esclusa l’accoglienza di studenti iraniani.
Direttivo dell’ASAI
Direttivo della SeSaMO

 

Di seguito il comunicato di FASOPO sulla detenzione dei due ricercatori

Communique Fasopo
Communique Fasopo-eng